G come gioia condivisa

 

Un giorno la Noia sfidò l'Ombra a chi riuscisse di restare il più a lungo possibile attaccata agli uomini, senza che gli uomini se ne potessero liberare, «Tu hai bisogno di una fonte luminosa per esistere. Io non ho bisogno di nulla, io sono con loro nel buio e nella luce», si vantò la Noia.
Da quel giorno, per quanto furbi si facessero gli uomini per sfuggirla, la Noia non li lasciava mai, tanto che gli uomini cominciarono a pensare che la Noia fosse la loro irrinunciabile compagna quotidiana e che la vita non fosse altro che una cosa estremamente noiosa. Allora, in aiuto dell'umanità annoiata, venne la Meraviglia.
Così capitava che ogni tanto qualcuno degli uomini, forse particolarmente stanco, stremato, si fermasse, si guardasse attorno e, improvvisamente, come dicono che capiti soltanto ai bambini, provasse una sconcertante meraviglia, Eppure nulla attorno a lui era cambiato.
Di cosa mai si meravigliava quell'uomo? Di tutto e di nulla, forse soltanto del fatto di essere vivo e domani, magari, di dover morire. Senza alcuna particolare ragione entrava in lui, in quel momento, una strana, insensata, felicità.
Ma quell'uomo non era il solo al quale capitasse una cosa tanto inaspettata. Altri, vecchi e giovani, uomini e donne, cominciarono a provare istanti di una luminosa Meraviglia che scacciava i grigiori della Noia. Purtroppo, la maggior parte di essi, vedendo attorno a sé gli altri uomini e altre donne che continuavano a essere annoiati e tristi, non dicevano nulla nel timore di venire scherniti.
Ma quando qualcuno trovava il coraggio di dividere con gli altri la propria felicità, allora la Gioia, della quale da tempo si era persa ogni traccia, tornava a vivere tra gli uomini, passando randagia dall'uno all'altro fino a quando trovava qualcuno disposto ad ospitarla.

(raccontato da Ferruccio Parazzoli)

 

Pablo Neruda

 

 

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