GIORNI NONVIOLENTI 2012

 
 

 

 

 

 

 

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GIORNI NONVIOLENTI 2012

La nostra cosiddetta “civiltà” occidentale è allo sbando. I motivi sono ormai chiarissimi, anche se si vogliono nascondere, e si chiamano egoismo, arrivismo, protagonismo... menefreghismo.
Ecco perché ci è parso urgente offrire spunti di riflessione lungo i mesi del 2012 che riguardassero da vicino il “prendersi cura”.
Ognuno di noi provi a immaginare una sua qualsiasi giornata: risvegli terrorizzati dalla prospettiva di un lavoro noioso e pesante, corse per non perdere l’autobus, imprecazioni durante l’imbottigliamento in una interminabile fila sulla strada per accompagnare i figli a scuola e poi proseguire per il proprio posto di lavoro.
Non c’è mai tempo, durante il giorno, per un sorriso, per un gesto di tenerezza, per una parola che dia conforto a chi è disperato. Non si trova un minuto per... prendersi cura dell’altro.
Uno dei modi concreti per svincolarsi da questa logica subdola ma presente, è anche quello di  usare e diffondere l’agenda GIORNI NONVIOLENTI 2012.  

 

PRESENTAZIONE

Con quel pizzico di tenacia e cocciutaggine montanara che ci caratterizza, anche quest’anno volentieri condividiamo il frutto della minuziosa e amorevole ricerca di pensieri che diano un senso ai giorni del 2012.
Per fornire a noi e a voi un filo conduttore lungo i prossimi dodici mesi, siamo andati silenziosamente a ripercorrere il sentiero di Barbiana e lì, oltre alla tomba spoglia di don Lorenzo Milani che abbiamo rivissuto come una cattedra autorevole da cui continuano a emergere indicazioni al nostro sbandamento, ci ha, come sempre, colpito quel cartello con la scritta I care, ormai logorato dal tempo ma ancora ricolmo di stimoli.
Da Barbiana abbiamo imparato a non trincerarci mai dietro l’amore universale. Il prossimo mi sta a cuore (I care) semplicemente perché è un essere umano come me. E allora un sorriso, una carezza, un gesto di tenerezza, il guardare negli occhi chi mi sta di fronte possono diventare semplici ma non trascurabili attimi di “cura”. Come pure la lotta senza stanchezze perché i poveri prendano finalmente in mano il loro destino, senza delegarlo a nessuno.
È da qui che si avvia seriamente il cambiamento, la rivoluzione, nelle nostre vite e in tutta la società. Perché, come dice un antico proverbio, «quel che accade su una zolla di terra, accade su tutta la terra».
È questo il nostro augurio appassionato per ogni istante dell’intero 2012.

 

I CARE – MI STA A CUORE
ALLE RADICI DELLA PAROLA “CURA”


Forse un primo approccio al senso profondo del termine “cura” lo troviamo proprio nella sua etimologia. Come ci avvertono i filosofi, le parole sono gravide di significati esistenziali. In esse gli uomini hanno accumulato inesauribili esperienze, positive e negative, esperienze di ricerca, di incontro, di certezza, di perplessità e di immersione nell’essere. Dobbiamo estrarre dalle parole la loro ricchezza nascosta.
Normalmente le parole nascono all’interno di una nicchia di senso originario e da lì si sviluppano altri significati affini. Così sembra essere avvenuto per quanto riguarda l’origine della parola cura.
Secondo i dizionari classici di etimologia il termine deriva dal latino cura. Questa parola viene utilizzata nella traduzione del testo Essere e Tempo di Martin Heidegger. Nella sua forma più antica cura in latino si scriveva coera ed era usata in un contesto di relazioni di amore e di amicizia. Esprimeva l’atteggiamento di premura, vigilanza, preoccupazione e inquietudine nei confronti di una persona amata o di un oggetto di valore.
La cura sorge solo quando l’esistenza di qualcuno ha importanza per me. Comincio allora a dedicarmi a quella persona, mi dispongo a divenire partecipe del suo destino, delle sue ricerche, delle sue sofferenze e dei suoi successi, in altre parole, della sua vita.


Leonardo BOFF

 

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